La Fallaci lapidata. di Nicola Cassano
da “Libero” del 3.9.2005
Sabato scorso, 27 agosto, il papa Benedetto XVI riceve a Castelgandolfo la scrittrice-giornalista Oriana Fallaci e “…la sinistra fa finta di niente. Molti giornali camuffano la notizia dell’incontro, che sfida il mito di un Pontefice “buonista”, e si inventano conflitti immaginari in Vaticano. Il Riformista pungola l’opposizione: “Uno scacco bruciante per chi crede di poter dire agevolmente di stare con il Santo Padre e non con Oriana”.(Libero – 1.9.2005)
Pur se la notizia è stata declassata dalla maggior parte della stampa di sinistra nelle pagine interne, Repubblica (31 agosto 2005) fa eccezione pubblicando in prima pagina l’imbarazzante articolo di Pietro Citati “I troppi errori della nuova Giovanna d’Arco”. Un pezzo giornalistico che non fa certamente onore all’autore per saccenteria tronfia, mancanza di stile e giudizi pesanti ed irriverenti verso il papa Ratzinger e l’Oriana nazionale.
L’editorialista e critico di Repubblica, Pietro Citati, dall’alto della sua “non cultura”, si cimenta in uno sproloquio cartaceo pieno di livore contro Oriana Fallaci, mettendo a nudo il suo essere miserevole e la sua ignoranza storica.
Vale la pena riportare alcuni passi degli articoli scritti da Feltri su “Libero” e da Socci su “il Giornale”, entrambi del 3 settembre.
Scrive Feltri. Pietro Citati non ha resistito: eccolo partecipare con impegno da fondamentalista
islamico alla lapidazione di Oriana Fallaci. Dal pulpito della Repubblica lancia alla carlona le sue pietre e gode
come un bambino sadico che tortura una lucertola. Il suo articolo è un piccolo museo degli orrori. Già nelle
prime righe si intuisce la pasta dell’autore: “…Benedetto XVI ha ricevuto, a Castelgandolfo, Oriana Fallaci…
Il papa può, anzi deve ricevere tutti gli esseri umani, soprattutto i miserabili, i peccatori, gli empi, i
malati di mente…”. Finalmente una penna gentile, finalmente un giudizio sereno. E’ un vero peccato che il
Pontefice non conceda udienze anche ai lapidatori obnubilati dall’odio e dall’insuccesso, altrimenti perfino
Citati potrebbe avere qualche speranza di poter baciare la pantofola. Il quale Citati, ostentando cultura e
capacità logiche che nega a Oriana, esprime un concetto su come combattere il terrorismo ed i kamikaze in una
forma che lo soffoca nel ridicolo.
Il genio peraltro, rinunciando al filtro critico che la cultura dovrebbe avergli garantito, va giù piatto
come un corsivista improvvisato e confessa ai propri lettori: “Ma provo una profonda avversione per Oriana
Fallaci: questa donna esibizionista, che pretende di essere la nuova Giovanna d’Arco dell’Occidente… E’ una
giornalista ignorantissima e bugiardissima”.
Non esiste al mondo donna più distante da Giovanna d’Arco della Fallaci. Quest’ultima è atea e non ha mai
nascosto di esserlo, benché sia consapevole della propria educazione cristiana. La Santa, ovviamente, si
sente ispirata da Dio e liberò Orleans (Francia) dagli inglesi. Inoltre non mi risulta che Oriana ce l’abbia
con gli inglesi, semmai con chi a Londra ha provocato un’ecatombe.
Fra l’altro, rintronato dal livore nei confronti di una scrittrice davanti alla quale il Citati (ndr) fa la
figura di un nano fuggito da una villetta a schiera, nel suo articolo, all’inizio, si abbandona a un
virtuosismo dall’effetto comico. Sottopongo la frase ai lettori: “Il papa non è, come noi cerchiamo
penosamente di essere, una persona per bene”. Una vera idiozia!
Scrive Socci. Innanzitutto il letterato di Repubblica ha voluto spiegare ai suoi lettori perché mai
un Papa,
per di più un Papa intellettuale, arriva a ricevere la Fallaci e non un illustre luminare come Pietro
Citati.
La spiegazione di Citati, per nulla piena di risentimento, invidia e rancore, suona così: “Il Papa può,
anzi deve ricevere tutti gli esseri umani, soprattutto i miserabili, i peccatori, gli empi, i malati di
mente”.
Ecco perché un eccelso genio come Citati non viene ricevuto.
Questa “simpatica” considerazione poteva bastare al professore per autoconsolarsi e placarsi. Ma no!
Il letterato Pietro ha sferrato l’attacco al Successore di Pietro in persona, scrivendo testualmente:
“Il Papa non è, come noi cerchiamo penosamente di essere, una persona per bene. La Chiesa Cattolica non
è un’associazione di virtuosi: né la fede ha molto a che fare con la morale comune e la civiltà politica”.
Con questi “eleganti” giudizi l’illustre letterato ha pensato di aver seppellito in una pozza di sangue e di
guano : la categoria di coloro che vengono ricevuti dal Papa; il Papa stesso e la Chiesa cattolica. Poteva
anche bastare. Ma non a Citati. Che ha voluto generosamente rivelarci qualcosa che non avevamo affatto
sospettato: “Provo una profonda avversione per Oriana Fallaci: questa donna esibizionista, che pretende di
essere la nuova Giovanna d’Arco dell’Occidente. Qualsiasi cosa scriva, parla soltanto del suo
grandioso ego”.
E questo, un asceta umile come Citati non lo può accettare. Quelli pieni di sé lui proprio non li sopporta.
In genere agli intellettuali e alle grandi firme dei salotti e dei giornali non va giù neanche l’enorme
tiratura dei libri della Fallaci e la sua straordinaria popolarità. Ma a Citati no, lui nutre
un’inestinguibile ostilità verso la Fallaci per ben altri e nobili motivi. Ecco quali:”E’ una giornalista
ignorantissima e bugiardissima”. E questo, per chi ama la gnosi, come lui, è il peccato supremo. Qui però
nasce il caso o almeno il casino. Perchè, per dimostrare la supposta ignoranza della Fallaci, Citati infila
una serie di fantasiosi e infondati luoghi comuni che fanno sinceramente divertire e propendere per la
Fallaci.
Innanzitutto ricicla la storiella del califfato di Cordoba, come “il luogo più civile della terra”, poi
ripete la solfa della cultura greca che sarebbe stata trasmessa a ebrei e cristiani, “non da Agostino, ma
dalle traduzioni arabe dei testi antichi”.
Ha mai sospettato, Citati, che gli arabi abbiano ricevuto i testi greci nel VII – VI – II secolo proprio
dagli autori cristiani (vedi i Caldei) ? Ed è mai stato informato del “capolavoro” islamico di quel tempo:
l’incendio e la distruzione della favolosa biblioteca di Alessandria, uno dei più grandi disastri della
cultura mondiale? Ha mai saputo che gli “illuminati” musulmani bruciarono quei preziosi manoscritti per
scaldare i loro cessi per mesi e mesi? Poi Citati svela che altri, ben prima dei musulmani, ritennero che
la crocifissione di Gesù sia stata solo apparente. Solo che chiama “cristiani” questi predecessori,
dimenticando di dire che erano sette eretiche condannate e scomunicate dalla Chiesa.
Definire “un’idea cristiana” quella per cui “Cristo non muore sulla croce” non è una topica, è una
barzelletta.Memorabile.
Insomma, c’è da chiedersi: Citati ha le carte in regola per fare gli esami alla Fallaci?
Io stesso ricordo un’altra trovata citatiana che mandò in sollucchero Eugenio Scalfari, quella secondo cui
“la compassione del Buddha ha modellato la sensibilità occidentale”.
Dopotutto, però, Citati merita comprensione, anche se la Fallaci, gli risponderà con il lanciafiamme.
Dietro questo suo articolo, sinceramente imbarazzante, fa capolino forse anche il desiderio vero e
inconfessato di incontrare pure lui il Vicario di Cristo (del resto tutto il mondo laico dei grandi
giornali, che sfoggia anticlericalismo, mostra poi di subire il fascino e l’attrazione della Chiesa e di
Pietro).
Quello che Citati non sa è che incontrare il Papa è la cosa più facile del mondo. Basta chiederlo (come ha
fatto la Fallaci). E’ questo che lui e quelli come Scalfari non intendono fare. E’ proprio vero che “il
Papa riceve tutti gli esseri umani”. Perché per Dio ogni singola creatura vale più di tutto l’universo.
Basta che quell’uno lo chieda e il Papa lo riceve.
L’unica cosa che il Papa non può fare è chiedere lui l’udienza a Citati o Scalari. Grazie al cielo
questo no.
Conclusioni. Forte del pensiero e delle critiche di due giornalisti, onesti intellettualmente, lascio ai
lettori le considerazioni sulla pochezza dell’uomo e sulla superficialità con cui lo stesso ha trattato temi
storico-culturali tutt’altro che secondari. Il tutto, per colpire in modo maldestro una donna coraggiosa,
colta e molto ammirata.