di Nicola Cassano
Ciampi ha sbagliato e ha perso un’occasione per dimostrare di essere al di sopra dei due blocchi, il centrodestra ed il centrosinistra.
La mancata nomina di Oriana Fallaci a senatore a vita lascia molto perplessi sull’obiettività del Presidente della Repubblica, che pur
ha avuto il merito di risvegliare nella gente italica il senso della Nazione, patrocinando in tutte le manifestazioni ufficiali l’Inno
nazionale ed il Tricolore.
Da un lato campione di italianità in tutti i discorsi paludati e non, dall’altro sostenitore di un uomo politico che ha costruito il suo
cursus honorum soprattutto quando il PCI era una variabile dipendente di Mosca e, nella sua azione politica più recente (luglio 1998), ha
legato il suo nome alla legge sugli extracomunitari, la Turco-Napolitano appunto, ingenerosa per l’Italia, perché ha dato la stura
all’invadenza sempre più marcata della cultura islamica nel nostro Paese.
E’ stata, invece, lasciata fuori una donna che, da molto tempo e con forza e coraggio, grida e si affanna per risvegliare e riportare l
’Italia e l’occidente alle proprie radici giudaico-cristiane “in sonno”, in netta contrapposizione ad una civiltà islamica statica,
prepotente ed insanamente prevaricatrice.
Alla luce della Costituzione, l’art. 59 recita: “(omissis) Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini
che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico, letterario”.
Niente di tutto questo per il senatore a vita, Giorgio Napoletano, che, come leggo su “Libero” del 24 settembre 2005, sembra essere un
personaggio di piccola o nessuna statura internazionale, che “non ha avuto mai il coraggio di rompere con il partito di Togliatti e mai
ha rinnegato la complicità con Mosca. Lo sappiamo: Napoletano è un migliorista amendoliano, l’ala riformista, e tra costoro è stato il
più antisovietico. Ma quando dolorosamente furono radiati quelli del Manifesto, lui preferì l’ortodossia”.
(Libero – 24.9.2005)
Ben altra figura l’Oriana nazionale, conosciuta ed ammirata da tutto il mondo libero come scrittrice e giornalista. Portatrice di
valori come Patria, identità nazionale, amore forte per le nostre origini cristiane che, rimossi dai più, si ritrovano in pagine
intere della sua “La rabbia e l’orgoglio”.
Ecco, non si capisce quali siano state le vere ragioni che hanno spinto Ciampi a propendere per un uomo tutto sommato “normale”,
ed a sacrificare un personaggio di caratura internazionale, caratterialmente forte e poco incline al compromesso.
Né si può pensare che la mancata nomina possa essere stata influenzata da un precedente personale tra Ciampi, che aveva scherzato
sul cognome della Fallaci, con un gioco di parole facile e villano, e la risposta piccata di lei, forte del proprio orgoglio.
O forse il nostro Presidente è stato assalito da preoccupazioni, del tutto umane, sulla presenza in Senato di un personaggio verace
e non facile ad accomodamenti.
Se così è, se cioè l’altissimo riconoscimento è stato assegnato ad un uomo che, quando l’URSS è crollata, non ha saputo chiedere scusa
per aver appoggiato il più crudele e sanguinoso totalitarismo del mondo, allora l’appartenenza politica “a sinistra” conta ancora… e molto!
Non contano, invece, le oltre 70.000 firme di cittadini raccolte nella campagna “pro Oriana”, lanciata da “Libero” il primo marzo, né
la voce di moltissimi parlamentari.
Il Presidente Ciampi è ancora un uomo di parte e dimostra una palese contraddizione nella sua azione promozionale dell’inno nazionale
e della bandiera tricolore. Quest’ultima sempre assente nelle manifestazioni di sinistra e, purtroppo, in quelle in cui protagonisti
sono i lavoratori. Che, però, dovrebbero sentirsi innanzitutto “Italiani”